A volte mi chiedo, ingenuamente, lo ammetto, se i politici che così spudoratamente abusano della loro posizione e dei loro privilegi facciano i conti con la propria coscienza. Ebbene, io penso che non solo lo facciano, ma che si impartiscano anche una brava assoluzione. Il fatto è che non fanno altro che uniformarsi ad una prassi che, per definizione, è l'accettazione comune dei comportamenti pratici in deroga ai quei principi teoretici che la nostra cultura esprime da tempi lontani.
Ora, visto che stiamo disquisendo di colori i quali sono deputati alla redazione del complesso di regole che governa la nostra vita sociale, sorge un'altra domanda conseguente: si tratta di accettazione od imposizione di prassi?
Attualmente a me pare che siano valide tutte le due opzioni. Se da un lato accettiamo, anche se non senza mugugni, lo sfoggio di privilegi che spudoratamente viene esibito ogni giorno, considerandolo quasi ineluttabile, dall'altro lato, ci ritroviamo una classe politica che, al raggiungimento del "posto deve si comanda" si adopera per la creazione di regole finalizzate alla "conservazione delle specie" (la loro) e all'auto-assegnazione di sempre maggiori privilegi.
La soluzione, banalmente, è una maggiore consapevolezza da parte di tutti nel valutare, senza indulgenze, coloro i quali saranno candidati a rappresentarci, ma questo, purtroppo, sottende ad una coscienza politica che fatica a formarsi, contrapposta quotidianamente ad imposti temi inutili e fuorvianti.
La crisi economica, inoltre, non aiuta il consolidamento dei pilastri etici, come ci insegnano i sociologi, ma un quotidiano stimolo alla discussione, come meritoriamente avviene in rete, non potrà che essere salutare per contribuire allo sviluppo di quel senso critico che è caratteristica fondamentale di una società culturalmente evoluta.
Il miglioramento della situazione economica sarà solo uno e neanche il più importante, degli effetti di tale crescita delle coscienze.
Sempre secondo un ingenuo come me, sia chiaro.
martedì 22 gennaio 2013
martedì 8 gennaio 2013
L'incontenibile ripugnanza della messa in scena
C'è un sentimento, in questo caso nobile, che provo tutte le volte che mi capita di ascoltare berlusconi o qualcuno dei suoi lacchè. Vedere le facce dei gasparri, cicchitto, bondi, ghedini, santanchè e tutto il resto di quella schiera di servi e serve che hanno cercato invano di convincermi per anni della moralità delle mosse del cav, mi provoca da sempre una semplice, ma un'incontenibile ripugnanza.
Ma come si sono permessi di pensare che perfino una mente semplice come la mia potesse credere nella sincerità di chi teorizzava complotti di giudici, leggi delle quali avrebbero beneficiato tutti, nipoti di Mubarak, ministre di valore specchiato, miracoli italiani, milioni di posti di lavoro, prestigio internazionale, consumi no problem, eccetera? Ed il tutto senza il minimo, dico minimo, senso di vergogna!
Sono stati invece vent'anni di spudoratezza, di menzogne, di mignotte, di irresponsabile faciloneria, di arricchimenti illeciti, di vergogna planetaria, di collusioni mafiose, di P2, di depauperamento di giustizia, formazione culturale e scientifica, di incompetenza economica. Sono stati gli anni del precariato venduto dentro al pacco della flessibilità. Sono stati gli anni di annientamento di una generazione, quella dei nostri figli, ai quali è stato rapinato il futuro desertificando l'ambiente economico e culturale nel quale ci hanno abbandonato.
Sono stati gli anni della più becera, canaglia e nociva classe politica che l'Italia si sia mai data: la messa in scena di una tragedia con le maschere di una farsa.
Basta tutto ciò perché mi ripugni il solo pensiero di tale squallore?
Basta si! A dda passà 'a nuttata!
Ma come si sono permessi di pensare che perfino una mente semplice come la mia potesse credere nella sincerità di chi teorizzava complotti di giudici, leggi delle quali avrebbero beneficiato tutti, nipoti di Mubarak, ministre di valore specchiato, miracoli italiani, milioni di posti di lavoro, prestigio internazionale, consumi no problem, eccetera? Ed il tutto senza il minimo, dico minimo, senso di vergogna!
Sono stati invece vent'anni di spudoratezza, di menzogne, di mignotte, di irresponsabile faciloneria, di arricchimenti illeciti, di vergogna planetaria, di collusioni mafiose, di P2, di depauperamento di giustizia, formazione culturale e scientifica, di incompetenza economica. Sono stati gli anni del precariato venduto dentro al pacco della flessibilità. Sono stati gli anni di annientamento di una generazione, quella dei nostri figli, ai quali è stato rapinato il futuro desertificando l'ambiente economico e culturale nel quale ci hanno abbandonato.
Sono stati gli anni della più becera, canaglia e nociva classe politica che l'Italia si sia mai data: la messa in scena di una tragedia con le maschere di una farsa.
Basta tutto ciò perché mi ripugni il solo pensiero di tale squallore?
Basta si! A dda passà 'a nuttata!
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