Partirei dal fatto fondamentale che il PD non ha saputo ascoltare i bisogni delle persone, per cui gli italiani, alle ultime elezioni, si sono divisi equamente in tre blocchi. In queste condizioni, purtroppo, un governo in coabitazione di almeno due di queste parti sta nei numeri scaturiti dalle urne, che ci piaccia o no.
Con questo governo "innaturale" si potrà stabilire un breve programma di riforme e tornare alle urne, ma, pur essendo gli italiani di memoria corta, le cicatrici di questo inciucio e dei franchi tiratori rimarranno, ponendo il PD e l'Italia di fronte una situazione molto complicata che probabilmente durerà qualche anno.
Per capire come uscirne, forse bisogna analizzare, senza indulgenza, una delle ragioni chi ci ha portato a questa situazione, ossia il fallimento del PD e della sua offerta che è stata messa in campo.
Apparve quasi come una forzatura sin dalla sua fondazione la coabitazione, decisa a tavolino, tra ex comunisti ed ex democristiani sotto lo stesso tetto e l'inverecondo spettacolo di questi giorni non appare altro che l'esplosione naturale delle contrapposizioni tra la cultura progressista e quella conservatrice che albergano all'interno dei questo partito.
Infatti, terminato l'entusiasmo della speranza iniziale che aveva coinvolto milioni di persone, le quali credevano in una nuova forza popolare e di centro-sinistra, ormai si guarda al PD come alla valle dell'eterno scazzo con l'emorragia di voti che ne consegue.
Infatti l'effetto di questa conflittualità non può essere altro che una proposta debole, inconcludente, annacquata, frutto di compromessi e di trattative per non scontentare nessuno: da partito di centro-sinistra diventi automaticamente di centro, quindi un'altra cosa!
Ma se questo per la gente può essere accettabile in un periodo di vacche grasse, quando si devono fare i conti al centesimo, si ha bisogno sicurezza, di proposte, poche, concrete e realizzabili, non di ragionamenti di principio.
Quindi rifondare il PD cambiando i suoi dirigenti per avere una forza progressista, di sinistra ed unita dove remino tutti dalla stessa parte? Non si vedono alternative. Probabilmente questo passerà da una scissione (credo affatto dolorosa), ma almeno si chiarirà chi vuole cosa. La chiave però sarà il leader che si sceglierà. Dovrà obbligatoriamente essere una persona autorevole che comprenda bene gli errori del passato per dare ai Democratici (o come si chiameranno) un'immagine nuova di grande partito popolare vero, da offrire agli italiani in alternativa agli altri. Tutti gli altri!
Propongo Stefano Rodotà.
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