Silvio Berlusconi è stato condannato e ancora non decido se far prevalere la soddisfazione, se indignarmi perché per anni abbiamo avuto un coso del genere a capo del governo, se indignarmi perché milioni di italiani hanno abboccato ad una farsa palesemente tale sin dall'inizio oppure se indignarmi per il coro dei lacchè che ripetono a pappagallo da decenni il pippone della persecuzione, della mancanza di democrazia e dell'accanimento.
Cosa succederebbe in un paese normale? Facile, il coso sarebbe già sparito da anni dalla vita politica per vergogna, prima che per rispetto dei cittadini e delle istituzioni.
Da noi è leggerissimamente diverso: qui il coso rimane in politica, altro che andarsene, per cambiare leggi e regole in maniera tale da togliersi dagli zebedei giudici e reati. Il tutto con l'aiuto della corte dei leccaculo, ovviamente.
Insomma, ancora non decido quale sentimento far prevalere in seguito alla condanna del coso, ma una cosa è certa: sono stanco di queste storie da repubblica delle banane. E chissà quanti anni ci serviranno ancora per prenderne coscienza, perché, come già scritto, il problema non sono i politici, ma gli elettori che non è che li cambi con un'elezione!
sabato 27 ottobre 2012
mercoledì 24 ottobre 2012
Memoria: Scajola ed i voli ad-personam
Sfruttare i voli di stato? MADDECHE'!
"Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità di esecuzione!" (cit. "Amici miei")
Da WIKIPEDIA.
I voli ad personam Albenga-Fiumicino
Claudio Scajola era ministro dell'Interno da qualche mese quando l'Alitalia affidò ai propri manager il compito di studiare l'istituzione di un volo quotidiano dall'aeroporto di Albenga (33 chilometri da Imperia, città natale del ministro e suo collegio elettorale) a quello di Roma Fiumicino. La nuova rotta, anche grazie all'interessamento del ministro, entrò in funzione il 17 maggio 2002 e il nuovo collegamento venne presentato ufficialmente dall'amministratore delegato dell'Alitalia Francesco Mengozzi e dal ministro dell'Interno Claudio Scajola. Ma con la stessa velocità con cui era stato istituito, il collegamento diretto Albenga-Fiumicino venne soppresso dall'Alitalia poco dopo le dimissioni di Scajola dal Viminale.
L'ex deputato di Rifondazione comunista Gigi Malabarba presentò una interrogazione parlamentare affermando che il massimo storico di passeggeri registrati su quel volo era stato di 18 unità. “Era un volo ad personam per il ministro Scajola”, sottolineò. Poco dopo il rientro di Scajola al governo, questa volta come ministro per l'attuazione del Programma (28 agosto 2003), ricomparve anche il volo ma non più tra le rotte di Alitalia, bensì con Air One, in regime di continuità territoriale con i contributi dello Stato: un milione di euro che il governo Berlusconi aveva messo a disposizione dei collegamenti aerei fra le aree più “decentrate”, ma anche il volo Air One in seguito venne cancellato nel 2007, quando Scajola non era più al Governo. Nel Governo Berlusconi IV Scajola è ministro delle attività produttive ed il volo Albenga-Fiumicino viene ripristinato.
Scajola ha dichiarato che ha volato nella maggior parte dei casi dall'aeroporto di Genova e non da quello di Albenga e ha sempre considerato pretestuosa la polemica: "il solo scopo di questa rotta è collegare meglio la Liguria - una regione turistica del nord molto disagiata per ragioni morfologiche - al resto dell'Italia. Albenga rientra tra gli scali minori in aree turistiche o economiche importanti (individuati in base ad una legge del 1999 fatta dal primo Governo Prodi). Dal 2005 al 2007 la linea Roma-Albenga, gestita da soli imprenditori privati senza contributi pubblici, è stata utilizzata da oltre 32.000 passeggeri, in gran parte diretti a Sanremo, Alassio e in Costa Azzurra"
martedì 16 ottobre 2012
Nuovo o vecchio, ma per me decido io.
Si sostiene sia necessario rottamare, rinnovare, cambiare ecc.
Non so, il concetto non mi convince, soprattutto perché si vuole applicare a prescindere.
A me è sempre parso brutto buttare un oggetto ancora funzionante solo per il gusto di possedere la novità. Per esempio la mia auto sa che dovrà trottare fino alla pensione, ma sa anche che non la tradirei per il solo gusto di possedere "l'ultimo modello": una volta si usava così.
Inoltre la mia auto l'ho scelta io tra tante, mica me l'ha ordinato il dottore di prendere proprio quella là!
Dice: "ma che ce frega della macchina tua?!"
Giusto, ma cercavo di fare un parallelo con i rottamatori assurti recentemente agli onori della cronaca politica.
Io non discriminerei tra vecchio e nuovo, ma tra buono e cattivo. Le regole che impongono un numero limitato di mandati, di età anagrafica eccetera, secondo me tendono a non affrontare volutamente il problema vero: i rappresentanti li devono scegliere gli elettori. Sta a loro decidere se fidarsi di un autorevole anziano o di un baldanzoso giovine, non ci si affida un freddo regolamento.
Il "sopraggiunto limite d'impiego" vorrei tornare a deciderlo io, indipendentemente dai km percorsi. Grazie.
Non so, il concetto non mi convince, soprattutto perché si vuole applicare a prescindere.
A me è sempre parso brutto buttare un oggetto ancora funzionante solo per il gusto di possedere la novità. Per esempio la mia auto sa che dovrà trottare fino alla pensione, ma sa anche che non la tradirei per il solo gusto di possedere "l'ultimo modello": una volta si usava così.
Inoltre la mia auto l'ho scelta io tra tante, mica me l'ha ordinato il dottore di prendere proprio quella là!
Dice: "ma che ce frega della macchina tua?!"
Giusto, ma cercavo di fare un parallelo con i rottamatori assurti recentemente agli onori della cronaca politica.
Io non discriminerei tra vecchio e nuovo, ma tra buono e cattivo. Le regole che impongono un numero limitato di mandati, di età anagrafica eccetera, secondo me tendono a non affrontare volutamente il problema vero: i rappresentanti li devono scegliere gli elettori. Sta a loro decidere se fidarsi di un autorevole anziano o di un baldanzoso giovine, non ci si affida un freddo regolamento.
Il "sopraggiunto limite d'impiego" vorrei tornare a deciderlo io, indipendentemente dai km percorsi. Grazie.
martedì 9 ottobre 2012
Le Primarie della Montagna del Sapone
Nonostante le spiegazioni riguardanti la funzione democratica e di tutela di un meccanismo siffatto, a me vengono in mente due ipotesi.
La prima è che questi pensino davvero di vivere in un paese pieno di gente presa dal sacro fuoco della partecipazione e non in una realtà dove quella stessa gente non ne può più di questa classe dirigente che, oltre a non riuscire ad esprimere un leader riconosciuto, con l'efficienza e la lealtà che l'ha contraddistinta negli ultimi anni, si permette pure di chiedere un impegno scritto ai cittadini.
La seconda ipotesi è che sia un modo semplice per raccogliere un pò di soldi che non bastano mai: un pò come l'invenzione dell'anno santo e le indulgenze a pagamento.
Dato che non veniamo dalla Montagna del Sapone come credono certi dirigenti di partito e visti i precedenti, la dichiarazione di appartenenza dovremmo farla sottoscrivere noi ai politici che eleggiamo, invece qui accade il contrario.
Mia nonna la chiamava spudoratezza, invece alla Montagna del Sapone la chiamano manifestazione di democrazia interna.
domenica 7 ottobre 2012
Il dubbio al tempo della spocchia
Stavolta si tratta di me: bisognerà che decida e non l'ho ancora fatto.
Mi riferisco al dubbio che ho tuttora e che riguarda il voto che mi verrà chiesto da questa classe politica, ormai irrimediabilmente corrotta, inefficiente e spocchiosa.
Ho sempre considerato il voto come qualcosa di non negoziabile ed anche questa volta non intendo derogare, ma se per il passato la scelta è stata per me più semplice, stavolta, per la prima volta, ritengo sia più difficile del solito perché è legata non ad un'attestazione di fiducia nei confronti di una parte politica, ma ad una voglia urgente di cambiamento radicale.
Per prima cosa diventa sempre più difficile non generalizzare, in quanto la patologia del sistema è talmente cronica che pare aver attecchito sulla quasi totalità delle persone e dei meccanismi. Quindi la tentazione di buttare il cuore al di là dell'ostacolo, di azzerare tutto e ricominciare da capo con nomi completamente nuovi, è molto forte, anche se di contro c'è il timore nei confronti della scarsa perizia dei neofiti, pur se armati di buone intenzioni. Inoltre vedo aleggiare il fortissimo rischio demagogia che in Italia attecchisce molto facilmente.
Il piano B prevederebbe una selezione del salvabile attraverso una scelta di quelle persone che rappresentano un pò più da vicino quello che è il mio modo di vedere le cose. Comunque anche in questo caso ci vorrà coraggio, in quanto dovrei dare fiducia a chi è comunque già coinvolto con questo sistema malato e che quel coraggio non lo ha dimostrato con la forza rivoluzionaria della concretezza, sempre ammesso che mi si dia la possibilità di scegliere tra vari candidati.
Insomma, ci vorrà coraggio per un voto propositivo e magari inusuale rispetto alle consuetudini con la dignità di cittadino consapevole ed orgoglioso delle proprie scelte che non si è mai turato il naso.
Per ora so solo per chi non voterò e mi pare già un bel passo avanti.
martedì 2 ottobre 2012
Quante fregnacce!
Se da bambino, a seguito di qualche malefatta, avessi inventato quel tipo di scuse che ho ascoltato dai politici condannati o inquisiti, nella puntata di Report di domenica 30 settembre su Rai 3, mia madre mi avrebbe gonfiato. Mica per la colpa da giustificare, ma per l'affronto alla sua intelligenza, mettendo in piedi tali palesi fregnacce.
Durante la puntata, il livore nei confronti di quei pagliacci si era quasi stabilizzato quando è arrivato l'affondo.
Vengo e mi spiego: nel 1997, 45 fra manager ed imprenditori, scrivono un'epistola che viene pubblicata sul Sole24Ore, dove si chiede ai politici una sostanziale depenalizzazione del falso in bilancio. Eravamo in clima post-tangentopoli ed i controlli e la pressione sugli industriali era alle stelle.
In particolare scrissero:
“si chiede di escludere dal perimetro delle responsabilità operative i fatti che abbiano una rilevanza marginale rispetto alle dimensioni dei conti delle imprese”
Tra i firmatari c'erano Piero Antinori, Antoine Bernheim, Enrico Bondi, Giancarlo Cerruti, Enrico Cuccia, Diego Della Valle, Ennio Doris, Giuseppe Gazzoni, Luigi Lucchini, Achille Maramotti, Alfio Marchini, Vittorio Merloni, Leonardo Mondadori, Letizia Moratti, Giannola Nonino, Umberto Nordio, Sergio Pininfarina, Andrea Riffeser Monti, Aldo Braghetti Peretti, Gianmario Rossignolo, Gianfranco Zoppas. Questi signori non facevano altro che ricordare implicitamente ai politici che quei fondi distratti da quei bilanci erano serviti per foraggiarli.
E nel 2003, puntualmente, il Falso in Bilancio viene depenalizzato. Ma và!
Ma che fraterna solidarietà questi industriali che versano badilate di soldi ai partiti: uno spirito filantropico commovente.
Mettendo ora da parte il finanziamento illecito, mi chiedo ancora una volta se non sia il caso di proibire completamente il finanziamento privato ai partiti, consentendo, in maniera oculata e trasparente, quello pubblico. Si accontentino, al massimo, del tesseramento ad un costo uguale per tutti.
Perché si consente a quei signori di influenzare a loro vantaggio le decisioni dei nostri organi legislativi? Almeno avessero ottenuto dei risultati positivi per il paese tutto, invece siamo di fronte ad un grande capitalismo italiano fallito, i cui risultati oggettivi si chiamano de-localizzazione, bassa qualità, cassa integrazione, diminuzione delle esportazioni, bond e finanza "creativa".
A chi dobbiamo far sapere che il nostro paese va avanti grazie ai lavoratori dipendenti ed alla piccola e media impresa? A chi continua ad omaggiare i vari tronchetti, maglionne, agnelli & c.?
Insomma, i politici cercano di prenderci per il culo, gli industriali pure.
Mica saranno d'accordo?
P.S.
Milena Gabanelli santa subito.
Durante la puntata, il livore nei confronti di quei pagliacci si era quasi stabilizzato quando è arrivato l'affondo.
Vengo e mi spiego: nel 1997, 45 fra manager ed imprenditori, scrivono un'epistola che viene pubblicata sul Sole24Ore, dove si chiede ai politici una sostanziale depenalizzazione del falso in bilancio. Eravamo in clima post-tangentopoli ed i controlli e la pressione sugli industriali era alle stelle.
In particolare scrissero:
“si chiede di escludere dal perimetro delle responsabilità operative i fatti che abbiano una rilevanza marginale rispetto alle dimensioni dei conti delle imprese”
Tra i firmatari c'erano Piero Antinori, Antoine Bernheim, Enrico Bondi, Giancarlo Cerruti, Enrico Cuccia, Diego Della Valle, Ennio Doris, Giuseppe Gazzoni, Luigi Lucchini, Achille Maramotti, Alfio Marchini, Vittorio Merloni, Leonardo Mondadori, Letizia Moratti, Giannola Nonino, Umberto Nordio, Sergio Pininfarina, Andrea Riffeser Monti, Aldo Braghetti Peretti, Gianmario Rossignolo, Gianfranco Zoppas. Questi signori non facevano altro che ricordare implicitamente ai politici che quei fondi distratti da quei bilanci erano serviti per foraggiarli.
E nel 2003, puntualmente, il Falso in Bilancio viene depenalizzato. Ma và!
Ma che fraterna solidarietà questi industriali che versano badilate di soldi ai partiti: uno spirito filantropico commovente.
Mettendo ora da parte il finanziamento illecito, mi chiedo ancora una volta se non sia il caso di proibire completamente il finanziamento privato ai partiti, consentendo, in maniera oculata e trasparente, quello pubblico. Si accontentino, al massimo, del tesseramento ad un costo uguale per tutti.
Perché si consente a quei signori di influenzare a loro vantaggio le decisioni dei nostri organi legislativi? Almeno avessero ottenuto dei risultati positivi per il paese tutto, invece siamo di fronte ad un grande capitalismo italiano fallito, i cui risultati oggettivi si chiamano de-localizzazione, bassa qualità, cassa integrazione, diminuzione delle esportazioni, bond e finanza "creativa".
A chi dobbiamo far sapere che il nostro paese va avanti grazie ai lavoratori dipendenti ed alla piccola e media impresa? A chi continua ad omaggiare i vari tronchetti, maglionne, agnelli & c.?
Insomma, i politici cercano di prenderci per il culo, gli industriali pure.
Mica saranno d'accordo?
P.S.
Milena Gabanelli santa subito.
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